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Filippo Minelli / BOLD STATEMENTS


Filippo Minelli

BOLD STATEMENTS

3/6/2016 24/7/2016

Mostra personale di Filippo Minelli.

Inaugurazione venerdì 3 giugno h.19 /Galleria Ruttkowski68 Gallery, Köln - Germania.

Filippo Minelli. Writer, pittore, performer ma conosciuto al grande pubblico soprattutto per i suoi "silenziosi" lavori fotografici.(SILENCE SHAPES). La sua visione della realtà sociale e politica attraverso dinamiche visive sperimentali e simboliche, è potente e delicata al tempo stesso.

Abbiamo incontrato Filippo in Lazagne magazine #4.

La sua prossima mostra a Colonia ci dà l'opportunità di riproporvi la sua intervista, per spronarvi, se foste da quelle parti, a vedere dal vivo le sue opere ed entrare nelle sue "gassose forme".

Filippo Minelli Lazagne magazine #4

Una nuvola rosa, uno sbuffo inatteso; come si fa a non registrare

questa piacevole anomalia, questo fumetto astratto fuori luogo e

fuori tempo. Registrare un’immagine e trovare l’origine, senza

mappa in non-luogo riconosciuto; come ascoltare per la prima

volte delle parole e comprenderne il suono.

Così ho scoperto il lavoro di Filippo,

approfondita da una lettura lenta, scandita,

dove i segni della parola ritornano ad un’origine.

Come da bambini quando vicino alle prime parole da imparare

compariva anche una figura, più facile da leggere,

ma che presto si sarebbe allontanata…

Dalle immagini di Silence/Shapes ho scoperto il tuo lavoro e con sorpresa mi sono trovata a leggere

foto e video con una curiosità nuova. Come l’immagine della nube colorata in luoghi estranei mi ha

un po’ “inseguito”, il tuo modo di comunicare mi ha come risvegliato.

Il messaggio, la comunicazione, che oggi risulta caotica e difficile per chi è “debole”, torna ad

essere essenziale e a parlare una lingua comprensibile…

Parole che ritrovano una dignità perduta; luoghi dietro l’angolo o impossibili da raggiungere,

facce e popoli, tecnologia che ordina sentimenti ed emozioni,

ma anche i modi della comunicazione sfacciata della pubblicità;

è difficile mantenere un equilibrio tra il comunicare e protestare?

Comunicare è sempre protestare, perché ogni

affermazione ne nega un’altra. Non mi pongo

molti problemi rispetto a quello che faccio,

faccio quello che mi viene naturale, ognuno è

libero di leggerlo a seconda della sensibilità personale.

Si percepisce anche una malinconia,

intima e non invadente, quando i segni si amplificano in città su rovine o

mescolata ad una natura riconoscibile ma non rassicurante… è dovuto alla tua esperienza diretta con il mondo o il messaggio porta inevitabilmente a convivere con i dubbi?

La scelta dei luoghi non è mai casuale ma è la ricerca di

un set fotografico già esistente. Ogni luogo deve amplificare il

messaggio, a costo di rimandare allo

stereotipo per essere più efficace.

Malinconia è una parola italiana poco riuscita, a differenza di tante

altre che hanno sfumature molto più diluite. I

portoghesi usano la parola “saudade” della quale infatti

noi non abbiamo traduzione, che non è semplice

malinconia, ma una accettazione del passato che ci porta a convivere con la nostra condizione umana confidando nel futuro.

Nella filosofia buddista è la consapevolezza della transitorietà dei momenti e della vita, del fatto che non siamo assolutamente necessari. Questi sono dati di fatto incontrovertibili, quindi la ricerca del dubbio è un esercizio intellettuale, non una conseguenza!

Marc Augè (autore del saggio “I nonLuoghi”) parla di “…uniformità che ha reso superficiale le

immagini e l’informazione. Gli eventi cambiano senso per come sono conosciuti a livello locale,

nazionale o planetario. Crediamo di sapere qualcosa del mondo, ma questa conoscenza si esprime

solo per astrazioni”.

Questa frase mi è venuta in mente quando ho guardato i lavori della mostra ITLI DI MRD,

ho trovato fulminante come se un urlo silenzioso si fosse liberato. Che reazioni ha suscitato la

rivelazione di un messaggio così forte e ignorato?

Sarà, ma vivo fra persone che che questo

messaggio non lo ignorano per niente!

È stato divertente, tutto qui.

La tua ricerca ti spingerà ai confini del mondo o a esplorare meglio i luoghi della memoria?

Questo non lo so proprio. penso che continuerò a fare le cose sempre come ho fatto, non vedo motivo di darmi un limite.

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