In occasione della mostra "Pop up Flowers" di Felipe Cardeña nello Spazio Eventi del Megastore di Milano dal 10 ottobre al 12 Novembre riproponiamo la nostra intervista pubblicata su Lazagne art magazine #3 al misterioso artista che attraverso il collage sfida il tabù dei fiori.
Intervista di Lara Vitali
“Cercammo di sbarazzarci del tromple l’oeil per trovare un tromple l’esprit”
Picasso
Come si può descrivere di una superficie ubriaca fatta di segni? Fiori accoppiati in un horror vacui tenero e accogliente. Si riconoscono,
i fiori, e ci mettono a nostro agio, anche nel piccolo disagio della moltitudine, della sovrapposizione, e nell’avvolgimento che aderisce ai
nostri pensieri distratti…
Da quando la storia dell’arte ha cominciato a dispiegarsi in termini di “movimenti” e di “avanguardie”, rappresentare o dipingere fiori è diventato un tabù per qualsiasi artista che si rispetti.
I fiori sono diventati il simbolo stesso di una pittura da salotto, decorativa, vuota e priva di spessore concettuale.
Il decorativismo è stato bandito dall’arte come il peggiore dei vizi, in un mondo ossessionato dalla sacralità del Concetto eretto a nume tutelare dell’Opera.
Eppure, a ben guardare, i fiori sono il contrario dello scialbo e fiacco decorativismo.
Con i loro contrasti, le loro asperità e il loro vicendevole rincorrersi e lottare nelle mille forme che la natura ha fornito loro, i fiori sono simbolo di vitalità, di lotta, di energia. “Il mondo vegetale
così calmo, così dimesso, dove tutto sembra pervaso di accettazione, silenzio, obbedienza, ricordo, è invece il luogo
dove la ribellione contro il destino è la più veemente e la più ostinata”, scrive Maurice Maeterlinck nel suo straordinario
L’intelligence des fleurs.
“Il fiore dona all’uomo un esempio prodigioso di disobbedienza, coraggio, perseveranza e ingegnosità”.
In un altro passo, che mi ha ispirato molto per il mio lavoro, Maeterlinck sembra ricalcare alla perfezione ciò
che avviene nella mente di un artista che decida di utilizzare la trama complessa del mondo
floreale per comporre le sue opere: “Si direbbe che davvero le idee vengano ai fiori allo stesso modo in cui vengono a noi”, scrive. “Essi brancolano nello stesso buio, incontrano gli stessi ostacoli, la stessa volontà avversa, nel medesimo ignoto; conoscono le stesse leggi, le stesse delusioni, gli stessi trionfi
lenti e difficili. Sembra proprio che i fiori posseggano la nostra pazienza, la nostra perseveranza, il nostro amor proprio; la stessa intelligenza varia e ricca di sfumature… Lottano, come noi, contro una grande, indifferente forza che poi finisce per aiutarli. La loro creatività non solo segue
gli stessi metodi prudenti e minuziosi, gli stessi faticosi sentieri, stretti e tortuosi, ma
anche quei balzi inaspettati che permettono all’improvviso di raggiungere un punto
fermo pur essendo partiti da un’idea vaga”.
Così, allo stesso modo del dispiegarsi di un fiore alla sua nascita e della sua eterna
lotta per arrivare alla bellezza della pianta matura, anche le mie opere crescono in un
accumularsi solo apparentemente caotico e casuale di elementi differenti, di colori,
di trame, di contrasti e tensioni tra figure e colori, fino ad arrivare alla forma compiuta
del quadro.
segue l'intervista su
nb.
copia cartacea di Lazagne art magazine #3 ... articolo esaurito!